Le perle

Perlen
“Apprendi ad amare il nemico dalla luce di una conchiglia sul fondo 

e trattieni con le perle il dolore che ti porta la ferita.”       (proverbio persiano XIV)

Gli antichi credevano che le ostriche affiorassero in superficie nelle giornate luminose e fresche per aprire la propria conchiglia agli dei, che con una sola lacrima, davano origine ad una piccola sfera lucente nutrita a poco a poco sul fondo dell’oceano.

Per i cinesi i molluschi perliferi venivano fecondati da lampi di luce durante le tempeste e le perle che vi nascevano, crescessero poi, bianche e lucenti nutrite dai raggi della luna.

Le perle conobbero in europa il loro periodo di massimo splendore e maggior diffusione durante l’ impero romano; si narra che Giulio Cesare arrivò a pagare sei milioni di sesterzi una perla di grandi dimensioni da donare alla madre di Bruto, la stessa Cleopatra  per sedurre Antonio con eleganza e malizia, sacrificò uno dei suoi orecchini con una perla preziosissima, dissolvendola in un calice contenente aceto, per poi berla davanti a lui e proponendogli di fare la stessa cosa come pegno d’ amore.

Ornamento personale , pagano o religioso, le perle sono simbolo di elevazione spirituale. Chi indossa un filo di perle, porta un gioiello Vivo, capace di illuminare il corpo e l’ anima ; nel periodo cristiano medioevale, rappresenta l’ amore di Dio, ed è per questo che lo ritroviamo come gioiello unico, nei ritratti di alcune Madonne.

Benchè nei millenni le teorie sulla nascita delle perle si siano sprecate , la scienza ha dovuto porre fine a numerose credenze popolari, sicuramente affascinanti e misteriose, quanto poco realistiche. All’ inizio del XX secolo, gli scienziati furono in grado di dimostrare la teoria “parassitaria”, della perla che si accresce come un vero e proprio parassita estraneo al corpo del mollusco che lo custodisce, ed in oltre  furono in grado di affermare che cessato il “fastidio” , la perla termina il suo ciclo di crescita.   A studiare con grande successo il processo di formazione delle perle, furono i giapponesi, che riuscirono a riprodurre nei molluschi le medesime condizioni che in natura avvengono in mare , “coltivando” così le rare gemme del mare.

Ad oggi le più diffuse sono le Akoya, giapponesi, che raggiungono il loro massimo splendore in 3 anni e  le South Sea, australiane, di dimensioni decisamente superiori, che devono però, la loro superba grandezza,  al mollusco che le ospita e non come da molti sostenuto, al periodo di coltivazione.

Criteri di selezione molto severi , fanno sì che il valore cresca o scenda a seconda di alcuni parametri fondamentale quali l’ oriente e il colore, non che la forma e le dimensioni .  L’oriente è la naturale iridescenza, che conferisce quest’ aura di mistero nelle perle; il colore è dato per lo più dal colore della madreperla interna al guscio, cioè dal rivestimento interno delle valve e dall’ alimentazione e dalla qualità dell’ acqua in cui vive l’ ostrica; la forma deve essere perfettamente sferica e le dimensioni dipendono esclusivamente dal tipo di mollusco che le genera.  Si valuta in oltre, l’ omogeneità del colore, lo strato di perlagione (cioè lo spessore della perla in relazione al nucleo), l’ aspetto della superficie,che deve apparire quanto più regolare e il peso.

 

Cura e accorgimenti

I veri nemici delle perle sono gli elementi acidi, con i quali potrebbero venire in contatto, ad esempio i profumi, il sudore e i cosmetici in generale. Da non sottovalutare anche il loro inutilizzo, perchè il buio è per loro veleno per eccellenza, in quanto potrebbero ingiallire irreparabilmente!

Quindi per prima cosa cerchiamo di indossarle sempre dopo aver usato, creme profumo e trucchi, ma indossiamole.

Ogni volta che le riponiamo, dovremmo prendere  un panno morbido e passarlo sul nostro filo di perle  per togliere la polvere o le impurità degli agenti atmosferici che potrebbero esservi depositati.   Periodicamente, ma almeno una volta l’ anno, dovremmo aver cura di farle rinfilare con del filo di seta e la classica annodatura stretta che ne impedisce  lo sfregamento , rischiando quindi di rovinare il colletto.   Riponiamole sempre  nel loro astuccio e non mescolate con altri gioielli, in quanto potrebbero graffiarsi in superficie con il contatto di eventuali parti in metallo degli altri oggetti.

 

 

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