L’oro nelle banche centrali, riflessioni….

Mentre le prospettive dell’economia globale continuano a deteriorarsi e si alza l’asticella della conflittualità commerciale tra USA e Cina in procinto di tracimare sui mercati valutari, non dovrebbe essere sorprendente constatare che la domanda di Oro connessa alla sua funzione di bene rifugio sia in forte ripresa.

In effetti la richiesta di Oro, al netto delle fluttuazioni stagionali, è tornata a crescere nel 2018 del 5,2% a 4.655 tonnellate dopo un declino di oltre il 10% durato molti anni. Nella prima metà del 2019 la crescita tendenziale è di circa l’8%. L’aspetto interessante è che a pilotare la ripresa degli acquisti stavolta non è il settore privato, ma quello istituzionale.

 
Sono infatti le banche centrali nazionali (BCN) delle economie emergenti a guidare la corsa all’oro nel 2019. Circa 374 tonnellate sono finite nei forzieri delle BCN di Russia, Cina, Turchia per un controvalore di circa 15,7 miliardi di $. Si tratta del più grande incremento di riserve ufficiali dal 1971. La Russia è impegnata da anni in un progetto di ricostituzione delle proprie riserve auree, severamente colpite negli anni ’90 dal collasso dell’Unione Sovietica; la BCN russa in circa 10 anni ha raddoppiato gli acquisti di Oro arrivando a detenere 2.168 tonnellate, una quantità oramai vicina alle riserve di Banca d’Italia (2.450 tonnellate). Cina, India ed altre economie emergenti hanno ripreso nel 2018 i propri acquisti dopo un lungo periodo di inattività, ma partendo da livelli più bassi. Numerosi analisti ritengono che le ragioni di questa nuova corsa al metallo giallo vadano cercate nel perseguimento di una strategia geopolitica di dedollarizzazione, cioè di diversificazione delle riserve valutarie attraverso la riduzione dell’ammontare di Dollari detenuti.
Si tratta di un obiettivo realistico e soprattutto perseguibile attraverso l’accumulo di Oro? Se guardiamo ai dati da una prospettiva globale, si direbbe di no. 


Innanzitutto gli acquisti delle BCN non rappresentano una componente fondamentale della domanda globale di Oro ma nel 2019 contano solo per il 14%. Il 50% dipende dalla richiesta di gioielleria, un consumo di lusso in esplosione soprattutto in India e Cina, paesi popolosi ad alto tasso di crescita, che rappresentano di fatto il 60% del mercato. Circa un 10% dell’Oro richiesto annualmente è destinato ad usi industriali mentre il 20% è utilizzato per la produzione di lingotti e monete. Si tratta di quote consolidate che sono cambiate di poco nell’ultimo decennio.

Ciò non implica che le BCN non abbiano il potere di influenzare il mercato e quindi il prezzo attraverso vendite massicce di Oro. La pratica era piuttosto diffusa negli anni ’90 (le BCN più attive: Olanda e Belgio) e fu proprio l’esigenza di limitare questo rischio a spingere nel 1999 le principali istituzioni monetarie globali alla stipula di un accordo (il Central Bank Gold Agreement – CBGA) che regolava strettamente le quantità da immettere sul mercato a date predeterminate.

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